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La Rocca di Suvereto

Una visita a Suvereto non può dirsi completa se non si è saliti fino alla Rocca, la torre che domina il paese e la collina.

I suoi sviluppi architettonici scandiscono i secoli di storia del paese. Anche se la prima notizia scritta del castello risale al del 973, le origini dell’insediamento sono antecedenti, immediatamente successive al crollo dell’Impero Romano, quando le popolazioni costiere si trasferirono sulle zone collinari per motivi di sicurezza.

La costruzione della Rocca di Suvereto, a scopo difensivo, fu voluto dalla famiglia degli Aldobrandeschi che vi trasferirono il centro amministrativo dei loro possedimenti nella zona. L’insediamento originario del villaggio era costituito essenzialmente da capanne in legno e da qualche rozza costruzione in pietra non lavorata. Il primo nucleo murato del complesso è costituito da una Torre quadrangolare, costruita con molta probabilità intorno al 1164.

Nel corso del XIII° secolo la torre viene parzialmente scapitozzata (fino ai tre metri dal suolo) e ricostruita con basamento a scarpa per far fronte alle mutate esigenze difensive dell’epoca, sempre in pietra. Il consolidamento dell’egemonia Pisana sul territorio portò, a seguito delle mutate esigenze difensive e di gestione del territorio, a nuovi lavori di ampliamento della Rocca, iniziati nel 1308 come attesta un epigrafe posta sulla porta stessa.

La Torre cessò nel 1600 la sua funzione difensiva per cadere in abbandono. Successivamente trasformata in alloggi privati, nuovamente cadde in abbandono per poi essere acquistata dal Comune ed essere inserita all’interno del sistema museale della Val di Cornia.

la rocca di suvereto
L’interno della Rocca con una installazione artistica

La storia di Suvereto, primo comune libero dell’alta Maremma

Storia e leggenda si uniscono nella narrazione delle gesta del cavaliere Ildebrandino degli Aldobrandeschi. Si narra che nell’anno 1201 il prode cavaliere fu chiamato a proteggere i suoi sudditi suveretani dalle continue scorrerie dei pirati saraceni che guastavano le sue terre. L’esercito del conte, giunto nella piana del fiume Cornia, affrontò i pirati magrebini in una cruenta battaglia fino alla vittoria degli Aldobrandeschi. Il cavaliere ne uscì ferito e con la spada spezzata e cercò di raggiungere il paese di Suvereto. Si perse però nel Parco di Montioni, dove vagò per giorni e senza meta.

Qui fu guarito e rimesso in forze dagli abitanti della valle dei Molini, che forgiarono per lui una nuova spada lucente. Ildebrandino potè così raggiungere Suvereto, che accolse il suo errore organizzando feste e banchetti in suo onore. La Festa nei secoli fu ricordata e viene celebrata ancora oggi durante la Sagra del Cinghiale.

Fu così, in segno di riconoscenza verso questa città dal cuore grande e gentile, che Ildebrandino degli Aldobrandeschi concesse al borgo la Charta Libertatis. Suvereto diventò così il primo comune libero dell’Alta Maremma.

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